Leggo dalle e-mail del nostro Director che, in occasione dell’EUROPEAN HOG RALLY a Lugano, il Chianti Chapter organizza un tour con un programma MOLTO accattivante. E che tale tour passerà dal Lago d’Iseo... Caspita! Ma io ci sono stato a maggio!! La scusa era di andare a trovare dei nostri amici ma il vero scopo è quello di togliere un po’ di ruggine dalle testate della “ragazza cromata” e riabituare la schiena alle lunghe percorrenze dopo un inverno freddo e piovoso. E allora, quale migliore occasione per fare un piccolo resoconto di uno dei più suggestivi giri…
… mai fatti con la mia Softail (ex) Standard?.
Come mio solito vorrei dare qualche informazione storico geografica ma, siccome la prima cosa che faccio quando arrivo in un posto non è proprio passare dalla pro-loco a sgraffignare dei depliant (anzi piuttosto mi guardo intorno in cerca di ristoranti e birrerie, che caspita! siamo Harleysti!), mi permetto allora di ricavare qualche dato da Wikipedia … tanto so che non si offende nessuno.
Il lago d'Iseo è meta turistica e generalmente è molto frequentato da maggio a settembre. Il lago, essendo ricco di trote e di lucci, favorisce la pesca lacustre che è ancora attiva nei paesi rivieraschi. Sulle rive del lago si produce inoltre un ottimo olio d'oliva, dotato di notevoli caratteristiche organolettiche. Da qui si può subito capire che si mangia un buon pesce di lago.
Il Lago si intende generalmente diviso in due sponde, la sponda orientale o bresciana e la sponda occidentale o bergamasca. La sponda bresciana è molto varia e più trafficata: da una parte il lago e Monte Isola, dall'altra vigne, frutteti, olivi e fiori in basso, a cui seguono boschi di castagni e poi più in alto le arrotondate dorsali dei monti. Il primo paese della sponda bresciana del lago è Paratico, seguito da Iseo (dove ci sarà la sosta pranzo del Chianti Chapter) che è il centro turistico di maggiore importanza del lago, il cui territorio, occupa due terzi della lunghezza della sponda orientale con le sue frazioni: Clusane (rinomato per la specialità culinaria della "tinca al forno"), Covelo (dove si trova il "Bus del Quai", complesso di grotte e palestra di roccia per l'arrampicata sportiva) e Pilzone, con il promontorio di Montecolo e caratterizzato dal fico che cresce sul campanile della chiesa.
Successivamente si incontra Sulzano, dove io e Giulia abbiamo dormito ospiti dei nostri amici, che è un paese di pescatori e un approdo per i traghetti verso Monte Isola. Poi vi è Sale Marasino, collocato sul fondo dell'anfiteatro naturale dei monti delle Almane, che conserva la parrocchiale della Pieve di San Zenone, altre antiche chiese nelle frazioni e palazzi cinquecenteschi (tra cui Palazzo Giugni, con affreschi della scuola del Romanino). Ancora oltre si trova Marone centro industriale, da dove si diparte la strada verso il monte Guglielmo e arriva a Zone, dove si trova il caratteristico fenomeno delle "piramidi di erosione".
Successivamente il paesaggio diventa più selvaggio, mentre strada e ferrovia sono nascoste in una serie di gallerie (molto buie con i Ray Ban a specchio) fino a Pisogne, dove la sponda bresciana termina nel largo piano alluvionale dell'Oglio (certo che ‘sto copia/incolla è utile). Siccome la sponda bresciana sarà quella che percorrerà il tour del Chianti Chapter, io adesso vi racconto cosa c’è dall’altra sponda. Premetto che io l’ho percorsa verso sud, l’ultimo giorno, tornando a Firenze in una fresca domenica di primavera. Talmente fresca che abbiamo optato per felpa e giubbotto con tanto di coprigola.
Parto da Sulzano e vado verso nord, percorro insomma tutta la sponda est. Poi, a Pisogne, lascio le trafficate gallerie e prendo la strada lungo lago nonostante tutti i cartelli che indicano le autostrade dicano di andare dalla parte opposta. Castro, Riva di Solto, Tavernola Bergamasca sono alcuni dei paesi che incontriamo e dove non troviamo neanche un bar aperto.
Le strade qui sono deserte, incrocio solo qualche ciclista… poi dimentico il caffé, dimentico la fame e l’aria fredda che passa dal sottogola: il panorama diventa selvaggio con rupi a strapiombo e speroni di roccia. La strada sembra sospesa sull’acqua in procinto di essere schiacciata dalla montagna. Il fiato è sospeso e gli occhi lacrimano perché dimentico di sbattere le palpebre.
Tolgo gas, vado a 30 km/h, non deve finire presto questa strada nella roccia nuda. Giulia non smette un attimo di scattare foto perché ogni curva è più bella di quella precedente e suggerisce scorci fantastici. Il mio amico bresciano mi ha detto che questa è la strada in cui si allenava Giacomo Agostani.
Non so se è vero ma va bene così. Passa un’oretta e tutta la sponda bergamasca è percorsa. Passo un ponte e sono di nuovo nl bresciano. Verso Brescia, seguo ora i cartelli per la A4 e ci incamminiamo verso Firenze grati per essere ancora una volta riusciti a trasformare una semplice visita a degli amici in un bel viaggio da preservare nella memoria.
Ma l’Harley, lo sappiamo, è soprattutto godersi il viaggio e non la meta.
PS. Le foto le ha scattate “Piccola” Giulia e se sono mosse è colpa sua. Ma se sono belle e vi piacciono, è merito suo.