Chi si vanta d’esser fiorentino, o più genericamente toscano, avrà sicuramente sentito parlare di Dario Cecchini, il poeta della bistecca. E’ proprio a lui che voglio dedicare questo primo post che inaugura quello che vorremmo definire “l’angolo dei consigli del Gruppo Enogastronomico Chianti Chapter”. Per quelli invece che non ne hanno mai sentito parlare,…
che montino in sella al loro bicilindrico e si dirigano in direzione Chianti, destinazione Panzano in Chianti.
Sfruttando un sabato stranamente soleggiato, il primo dopo una sequela di week end all’insegna del freddo e della pioggia, io e Giulia abbiamo indossato giubbottone di pelle, guanti e siamo saltati sulla mia Softail Standard 1340 con l’intento di fare una capatina a Piazzale Michelangiolo per poi proseguire per una gita fuori porta con panino. Al “piazzale”, discutendo come sempre di belle mangiate e belle motociclette (e di belle turiste… ma senza farsi sentire da mogli o fidanzate) ho colto al volo il suggerimento di un “fratello” e, con l’acquolina già alla bocca, abbiamo fatto ruota verso sud… verso il Chianti. Le strade del nostro Chianti ormai le conoscete tutti: belle, lisce, sinuose e con panorami mozzafiato (ma stiamo sempre parlando di strade o di donne nude?) e arrivare a destinazione è sempre una mezza soddisfazione perché viaggiare è sempre la parte più bella. Ed eccoci a Panzano in Chianti. Panzano in Chianti è un tranquillo centro di villeggiatura posto a 498 metri di altitudine ed è una frazione di Greve in Chianti. Il centro storico è molto bello e tipicamente medievale e vanta monumenti e chiese di epoca sia romana sia medievale (ma non siamo qui a parlare di storia dell’arte). Il paese si trova circa a metà strada tra Greve e Castellina, all'incrocio fra la strada dei Poggi, che segue le colline alla destra del fiume Pesa, e la Via Chiantigiana. Insomma, attraversate Greve e poi non vi fermate fino a che non sentite odore di bistecche sulla brace. L’Antica Macelleria Cecchini è proprio lì sulla sinistra.
Vista l’ora non eccessivamente avanzata, abbiamo fatto una passeggiatina in centro storico, così, giusto per farci aumentare un po’ la fame come una sorta di aperitivo. Ma non esageriamo, è l’ora di pranzo, viva la ciccia! Viva la ciccia è la frase che ti viene spontanea come entri da Dario. Varchi la soglia della grande porta decorata in marmo di Carrara e pietra serena e ti immergi subito in uno scintillante paradiso di quarti di manzo, bistecche, filetti e lardi esposti come si farebbe con ori e argenti in una gioielleria. E dietro il bancone ci troviamo proprio Dario che come ci vede esclama: “Siete venuti in moto con questo freddo? Ganzi!”.
Dario è davvero un personaggio vulcanico, sempre pronto a salutarvi come se vi conoscesse da anni anche se non vi ha mai visto prima. Espressa la nostra volontà di voler mangiare qualcosa, ci apre una porta scorrevole e ci invita a salire su per le scale. Effettivamente l’ingresso al ristorante è dal dietro ma vuoi mettere entrare dalla macelleria e salutare per prima cosa Dario? Sopra la macelleria, Dario ha creato un ambiente cha ha chiamato “l’Officina della Bistecca”. Un ambiente arredato con un design semplice, quasi fosse il tinello del vostro appartamento. Proprio come a casa, gli avventori mangiano tutti insieme lungo una tavolata al centro della sala. La cucina è in vista e i camerieri col grembiule bianco “da massaia”. Il sabato è giorno di menù Mac Dario, e il ristorante è pieno. Poco importa, attendiamo una mezz’oretta che si liberino un paio di posti. Fuori dal ristorante è freddo ma c’è un bel sole e una sigaretta non guasta (non mi fate la morale, prima o poi smetto di fumare…).
Via via! Si sono liberate due sedie, mettiamoci a sedere. L’idea del menù Mac Dario nasce dalla volontà di offrire cibo tradizionale, di alta qualità servito a tavola mantenendo i prezzi bassi. Nel dettaglio si tratta di un hamburgerone (medaglione) di carne macinata (250 grammi) selezionata dallo stesso Dario servito con patate arrosto (vere patate e non fecola pressata come quelle dei fast food) e cipolle. Pane, acqua, salse e verdure in pinzimonio. A soli 10,00 euro. Il vino è a parte ma è bello vedere ancora sulle tavole i fiaschetti impagliati e altri 3,00 euro li spendo volentieri. Anche il caffè (moka) è a parte: 2,00 euro ma insieme vi portano anche della torta… ci può stare. Se poi volete mangiare di più, Dario propone altri menù ma non supera mai i 20,00 euro… e, vedendo i miei vicini al tavolo, si mangia veramente tanto. E ricordatevi sempre che chi vi scrive è 120 chili e sa cosa vuol dire mangiare. Preso il caffé e fatte due chiacchiere con dei ragazzi seduti accanto a noi, riprendiamo i caschi e scendiamo nuovamente in macelleria a salutare Dario. Scopro che anche lui è motociclista appassionato di vecchie BMW (concordiamo insieme che tutte le moto sono belle purché non siano giapponesi) e spesso organizza raduni mangerecci. Rimaniamo allora che torneremo a trovarlo e forse proprio in occasione del Chianti Hills 2010.
Uscendo rileggo la lapide appesa al suo muro che lo stesso Dario eresse quando, con l’epidemia di “mucca pazza”, fu vietata la vendita della fiorentina con l’osso. Cito testualmente: “RIDOTTA INVALIDA, PREFERI’ LA MORTE – IN MEMORIA DELLA BISTECCA ALLA FIORENTINA SCOMPARSA PREMATURAMENTE IL31 MARZO 2001”.
Emanuele “Samurai” Mazzieri