prima puntata - PRELUDIO AL VIAGGIO
Come molti di voi già sapranno, abito a Campi Bisenzio. E qui sono cresciuto, in una frazione di una frazione di un comune mediamente piccolo nella periferia di quella che si può definire una piccola, seppur bellissima, città europea, Firenze. Come per tutti i ragazzi della mia generazione, o precedente alla mia, quando sei piccolo, la strada in cui nasci rappresenta il tuo mondo. Poi impari ad andare in bicicletta e il tuo mondo si allarga un po’: quando prendi il motorino arrivi da solo fino in Centro e con la maggiore età, e la patente, scopri che in giornata puoi arrivare al mare e tornare.
Quando ero piccolo…mi correggo… quando ero un giovane di 120 kg, al mare ci andavo poco e più spesso passavo le domeniche al bar del Paese perché viaggiare costava.
E al bar si parlava con gli amici di posti lontani come l’Inghilterra, la Germania fino ad osare Cina o Africa.
Da giovane sognavo in particolar modo un viaggio: l’America, il West. Perché erano americani i jeans che portavo, era americana la musica che ascoltavo, era americana la moto che sognavo ed E’ americana la moto che finalmente adesso guido: una Harley Davidson. Era solo un sogno ma adesso quel sogno è diventato realtà…
...Ad essere sinceri, nonostante il bel cappello introduttivo e le belle immagini nostalgiche rievocate, oggi andare negli States è molto più semplice e meno costoso di quel che sembra. Anche perché il cambio euro/dollaro ci facilita un po’.
E’ ancora più facile se si desidera viaggiare negli States sopra una Harley e si fa parte della H.O.G. Soprattutto se si fa parte del Chianti Chapter con un Director come Walter che ha trasformato la passione per i viaggi in Harley negli States in un vero e proprio lavoro. E questa passione la mette sempre al servizio dei membri Chianti Chapter e dei clienti dello Speed Shop, come ha fatto con me.
Con questo articolo e con quelli che seguiranno vorrei raccontarvi, a puntate e giorno per giorno, la mia prima esperienza negli Stati Uniti. Spero così di fornirvi un’utile guida non troppo didascalica, fatta di esperienze personali, che risponda ai vostri dubbi e vi convinca o meno a fare come abbiamo fatto io e Piccola.
Essendo stato per me e Piccola il primo viaggio in Harley oltre oceano, vi racconterò quali sono stati i timori, le aspettative e le problematiche nella preparazione del viaggio; cercherò di narrarvi le avventure e gli errori commessi nell’affrontarlo per concludere poi con i suggerimenti “col senno di poi” così da permettervi di godere al 101% il vostro primo futuro viaggio. Spero anche di riuscire a rendervi partecipi delle sensazioni provate, avvisandovi già da ora che tutto quello che vi racconterò, in realtà e molto più grande…
Nell’estate del 2009, nicchiando con i ragazzi al Piazzale Michelangiolo, si paragonavano i numeri di Faaker See con i numeri presunti di Sturgis. Presunti perché nessuno di noi ci era mai stato e nessuno aveva la minima idea di cosa significasse 400/500 mila harleysti radunati nello stesso posto. E da quei primi discorsi germoglia l’idea di andarci tutti insieme o almeno di provarci. Perché non andarci l’estate prossima? Per il 2010, il primo decennio del nuovo millennio, suona bene.
Nell’autunno che è seguito, dallo scherzo si è passati ai primi ragionamenti seri. Si è cominciato a parlare di ipotesi di viaggio, se 2 o 3 settimane, magari facendo il coast to coast, o una visita al museo dell’Harley…. e altre ancora. Rimaneva solo una cosa: parlare con Walter.
Quel che Walter ci spiega è come funziona il noleggio di un’Harley negli Stati Uniti.
Ci prospetta tre o quattro vie da seguire anche se la prima cosa da fare è decidere quante moto servono e quale zona degli Stati Uniti si desidera visitare.
Diciamo che ci piacerebbe andare a Sturgis, nello stato del Dakota del Sud, nel periodo dello Sturgis Motorcycle Rally ovvero le prime due settimane di agosto.
La prima possibilità prospettata da Walter è la convenzione H.O.G. Fly & Ride.
Tale convenzione è gestita direttamente dalla Harley Davidson di Milwakee ed è riservata ai soci H.O.G. full e full life. La convenzione prevede delle tariffe speciali (attualmente 100,00 $ al giorno assicurazione inclusa) e ti consente di recarti presso una delle località predefinite degli States (che cambiano in base al periodo dell’anno) dove, in uno dei concessionari indicati, puoi ritirare una Harley e riportarla quando hai finito il tuo tour. La devi sempre riportare dove l’hai ritirata. Per usufruire di tale servizio è comunque sempre necessario passare attraverso un dealer Harley Davidson come lo Speed Shop mentre il biglietto aereo te lo devi cercare da solo.
Per maggiori informazioni sulle convenzioni Fly & Ride visita il seguente link:
Chiariamo subito che, in base al numero di moto che richiedi e in base anche a quando ti decidi a prenotare, non tutte le moto sono sempre disponibili in qualsiasi punto Fly & Ride degli States. Perché non tutti i dealer mettono a disposizione lo stesso numero di moto e questo dipende anche dalle dimensioni e disponibilità dei dealer stessi. Per cui è bene muoversi con larghissimo anticipo.
La seconda possibilità è contattare la Eagle Rider (http://www.eaglerider.com/ ) che è una società di noleggio Californiana in grado di noleggiarti Harley o altri tipi di moto (perché? esistono?) però ha dei prezzi un po’ più alti soprattutto dovuti alle polizze assicurative un po’ più costose. Tali prezzi variano molto a partire dai 100 $ fino a 160 $ o più in base al modello e alle polizze assicurative. A favore di Eagle Rider però c’è da dire cha ha molta più disponibilità di mezzi e vi possono accedere anche utilizzatori non soci H.O.G. Inoltre ti da anche la possibilità di prendere il mezzo in una sede e lasciarlo in un’altra (con dei costi che non oso chiedere) per chi volesse per esempio essere così pazzo da fare un coast to coast con la moto a noleggio o più semplicemente farsi una vacanza con mezzi di trasporto misti: una tratta in aereo, un’altra in moto, un’altra ancora in auto e così via senza ripassare dal solito punto.
La terza possibilità è una soluzione mista ovvero Fly & Ride fino ad esaurimento disponibilità e il resto con Eagle Rider: magari la differenza di tariffa può essere divisa tra tutti i partecipanti.
Quarta e ultima possibilità, spedire la propria via nave. Non mi dilungo tanto su questa possibilità anche perché non l’abbiamo approfondita. Sappiate solo che la moto è la Vostra, che la normale convenzione H.O.G Assistance vi copre solo in Europa e che la dovrete spedire per mare, dentro ad un container, almeno 30 giorni prima della partenza (smontata) e che vi ritorna circa 30 giorni dopo il vostro ritorno. Se siete in pochi e avete solo 2 settimane di tempo ma soprattutto se a casa avete solo una moto con cui girare, lasciate perdere. Così abbiamo fatto noi.
Verso i primi di dicembre 2009, con il freddo arrivano anche le prime docce fredde. Dopo una prima ricerca di Walter, è risultato impossibile trovare a noleggio 8 moto con Fly & Ride nelle vicinanze di Sturgis per il periodo di agosto: in pratica avremmo dovuto prenotarle mesi prima e forse non sarebbe bastato. Eagle Rider ci sembra molto costoso. Non ci resta che cercare verso il sud ovest. Risultano disponibili, nel numero richiesto 9 moto a Phoenix e 12 a Los Angeles. Però poi, da una prima analisi, risulta molto lungo il viaggio da Los Angeles (o Phoenix) fino a Sturgis e ritorno. Questo vorrebbe dire fare 500 o 600 km al giorno per stare a Sturgis solo 2 giorni, il tutto senza fermarsi da nessuna parte per vedere alcunché: in pratica un tour de force. Ma il viaggio lo vogliamo fare perché ormai, come si dice da noi, ci “abbiamo fatto la bocca”. Decidiamo di rimandare Sturgis ad un altro anno e impostare invece il viaggio come un tour nel sud ovest.
In una mitica riunione serale, sotto una mappa degli Stati Uniti, tra ettolitri di birra, Coca Cola Zero e tonnellate di focacce ripiene, decidiamo di noleggiare le moto a Phoenix per andare poi verso la costa della California. Tra l’altro quella è stata anche la riunione in cui ho presentato Piccola agli amici per la prima volta. Insomma, un viaggio di 14 giorni di cui 12 in moto, dettagli da decidere poi. Tra le moto disponibili a Phoenix, tutti softail o touring, scelgo per me un Road King Classic.
Giorni dopo, compiliamo la modulistica fornita da Walter per la prenotazione delle moto con Fly & Ride. C’è da indicare il modello desiderato ma soprattutto il numero di tessera H.O.G. e quello della carta di credito. Si versa subito il 50 % che nel nostro caso corrisponde a 600,00 $. Qui, la volontà di qualcuno comincia a vacillare e uno o due ragazzi già si ritirano.
Da gennaio a maggio è stato uno stillicidio e quasi tutti i ragazzi, per vari motivi, rinunciano a partire. Visto l’andamento, prenoto l’aereo solo per me e Piccola con la polizza di rimborso in caso di rinuncia all’ultimo secondo (275 € in più a testa). Il volo è un volo Delta Airlines, prenotato in agenzia, che decolla da Pisa e arriva a Phoenix facendo scalo solo a New York. Tra l’altro risulta uno dei più economici se non teniamo conto di un altro volo che prevede scalo a Londra con “cambio di aeroporto!”.
A maggio i giochi sono fatti, ormai è definitivo, io e Piccola partiamo soli. Ora ci siamo solo io e lei e quindi la massima libertà di fare e prenotare come ci pare e piace. Magari solo un po’ amareggiati per non poter condividere questa esperienza con le persone con cui solitamente dividiamo chilometri di asfalto in Italia.
A fine maggio inizia la vera e propria pianificazione del viaggio.
Come prima cosa passo dallo Speed Shop e chiedo una riunione a quattro occhi in Club House con Walter. Egli, con generosi segni di matita, comincia a tracciare una linea sulla grande mappa degli Stati Uniti appesa allo specchio (se non capite cosa voglio dire, andate a vederla) e comincia a citare le località che ha già visitato e che secondo lui sono interessanti. Mi spiega innanzitutto che le distanze negli USA hanno una valore relativo, diverso rispetto all’Italia. Questo sia perché il Road King noleggiato è più comodo del mio Softail 1340 sia perché le strade sono lunghe, dritte e senza troppo traffico. Capirò poi cosa intendeva solo dopo aver percorso le prime 200 miglia. Mi consiglia, essendo solamente in due, di evitare le grandi metropoli come Los Angeles e San Francisco anche perché queste meritano più giorni di visita ognuna e, partendo da Phoenix, si rischia di fare un viaggio troppo dispersivo. Propone quindi di andare prima verso nord cioè verso il sud del Grand Canyon, e poi verso est ovvero il Colorado, per poi tornare a ovest passando a nord del Grand Canyon, nello Utah meridionale ovvero nella regione dei parchi. Non possiamo non toccare Las Vegas per poi tornare sulla Route 66 e chiudere così il cerchio. Ma del percorso vi parlerò più dettagliatamente poi. Vi basti sapere che , strategicamente, si è pensato a giornate intere di viaggio di 400/500 km intervallate da mezze giornate di viaggio da 200/300 km per potersi fermare a visitare i parchi. Per Las Vegas invece, ci siamo riservati due giornate intere. Mentre Walter mi sciorina dettagli e dritte, io prendo appunti. Walter è una fonte molto autorevole considerando anche che ha girato gli USA in lungo e in largo, quasi sempre su una Harley fosse questa noleggiata o sua. Inoltre i viaggi in USA fanno parte del suo lavoro allo Speed Shop e può attingere anche dalle esperienze e dai racconti di centinaia di clienti che passano dal suo ufficio. In pratica ti può raccontare di una determinata strada in Arizona con dettagli precisi come se spiegasse ad uno di Prato dove si trova Capalle.
Con in mano il brogliaccio degli appunti, cominciamo una vera e propria maratona di notti al PC. Ci facciamo aiutare da internet e soprattutto dal sito di Google Maps ( http://maps.google.it ) che, per chi non lo conoscesse, è un vero e proprio atlante stradale informatico molto affidabile e soprattutto gratuito. Inserendo località di partenza,intermedie e di arrivo, Google Maps ti calcola le distanze (in miglia o chilometri) e i tempi di percorrenza sia delle grandi highway fino ai vicoli dei sobborghi. Per poi avere un quadro d’insieme, ho usato una normale cartina stradale degli Stati Uniti Occidentali reperibile in qualsiasi libreria tipo la Mondadori al Centro Commerciale “I Gigli” di Campi Bisenzio. Pianifichiamo così tutto il percorso, giorno per giorno. Ultima ma non meno importante fonte è stato L’ H.O.G. Tour Handbook Americas che l’Harley Davidson invia gratuitamente a tutti coloro che prenotano e confermano un Fly & Ride negli Stati Uniti che poi non è altro che la versione americana del Tour Handbook con i percorsi europei che ogni socio HOG Italiano e Europeo riceve con l’iscrizione. L’handbook è molto utile per scegliere i percorsi più panoramici e per pianificare le visite ai dealer Harley Davidson lungo il percorso. Contiene anche i riferimenti normativi per ogni stato (casco, occhiali ecc, ) e le piante dettagliate delle città più importanti.
immagine liberamente presa dal sito http://www.harley-davidson.com/ |
Un’altra mano santa per la pianificazione del viaggio è stata la guida Lonely Planet n° 63: Stati Uniti Occidentali. Esiste una Lonely Planet praticamente per qualsiasi posto nel mondo praticamente in ogni lingua: una vera istituzione per i viaggiatori. A dir la verità non la conoscevo. Me l’ha consigliata Ignorante all’ultimo Wild Run e devo dire “magari me l’avessero consigliata prima” . Pazienza, sarà utile una volta negli States. La guida, come cita il frontespizio stesso, è stata scritta da viaggiatori esperti per altri viaggiatori e porta consigli di tutti i tipi: dai luoghi da visitare fino a cosa visitare in quei luoghi anche in base al tempo che hai da dedicargli; quali alberghi e quali ristoranti con dovizia di particolari; quali attività fare e quali gli uffici da contattare in ogni posto per ulteriori informazioni. Poi ci sono cartine, glossari gastronomici (cosa ordinare e come ordinare ai ristoranti, cibi tipici), consigli utili e generali come numeri utili, assistenza stradale, norme basilari di comportamento e altro ancora. E’ un lavoro enorme se si pensa che cita tutti gli Stati Uniti occidentali. Per maggiori informazioni vi consiglio di visitare il sito http://www.lonelyplanetitalia.it/ e, se non la trovate nei negozi, la potete comprare on line.
immagine liberamente presa dal sito http://www.lonelyplanetitalia.it/
Detto questo, dovete sapere che, fino al giorno della partenza, il percorso è stato modificato infinite volte, perché le strade sono così tante e il tempo a disposizione così poco.
Sempre dietro suggerimento di Walter, prenotiamo da casa gli alberghi e i motel nelle località più turistiche e affollate, soprattutto in quelle in cui arriviamo il venerdì sera o più in genere nei week end. Per gli altri è meglio arrivare sul posto e cercare lì per lì così da avere la libertà eventualmente di cambiare il percorso o magari, se uno non è stanco, anticipare un po’ il viaggio verso la località successiva. Questo ultimo consiglio si è rivelerà fantastico, ma vi racconterò poi. Per le prenotazioni ci affidiamo ai siti di prenotazione on-line, primo su tutti www.trivago.it che è un comparatore di prezzi ovvero mette a confronto i prezzi degli hotel dei vari siti di prenotazione tipo Expedia (http://www.expedia.it/ ), Booking.com (http://www.booking.com/ ), HRS Hotels ( http://www.hrs.com/ ), Last minute ( http://www.lastminute.com/ ) e altre decine di siti.
immagine liberamente presa da http://www.trivago.it/ |
Inizialmente ci facciamo prendere dallo sconforto perché le possibilità sono innumerevoli e abbiamo paura di sbagliare nella scelta. Soprattutto perché non vogliamo spendere tanto e, come capita spesso a me in Italia, non è detto che ad un prezzo alto della camera corrisponda una qualità proporzionata. Per fortuna che accanto al nome di ogni hotel c’è generalmente un voto di gradimento, in gergo un feedback. Al voto è spesso accompagnato il commento di un utilizzatore che ci è stato prima di te (alcuni siti ti fanno addirittura la traduzione automatica) e che ne commenta pulizia, qualità e servizi. So per esperienza (ma anche per legge statistica) che è meglio andare sui quegli hotel che hanno un gran numero di voti perché non è detto che ciò che per me è canone di “pulizia e qualità” sia lo stesso per gli altri, soprattutto se sono Americani. Ulteriori informazioni sulla qualità la puoi trovare inserendo il nome dell’albergo su http://www.tripadvisor.it/ . Leggiamo e rileggiamo i commenti, li confrontiamo e alla fine ci orientiamo sulle grandi catene di Motel come Best Western (ci sono anche in Italia), La Quinta Inn, Days Inn, Motel 6, Super 8 ed Econolodge. I primi due un po’ più cari mentre gli altri un po’ più economici ma con standard qualitativi un più bassi anche se non male. Siccome abbiamo un po’ di timore, dovuta forse ai troppi film con motel infestati da scarafaggi o serial killer, prenotiamo soprattutto quelli con standard più alti. Per darvi un’idea, una Camera al La Quinta Inn di Mesa, Phoenix, ci è costata 49 € a notte ma la qualità è un po’ più alta di un 3 stelle Italiano. Un Days Inn a Flagstaff, quindi in località turistica, ci è costato 57 €/notte ma la qualità era nettamente inferiore (un nostro 2 stelle). Addirittura a Durango, Colorado, sempre località turistica e di lunedì, un Best Western mi è costato 127 €/notte e la qualità analoga al La Quinta Inn di Mesa. Però a Durango, già un mese prima del mio arrivo, scarseggiavano le camere disponibili sul sito. Per prenotare altri Motel, non facenti parte delle grandi catene ma suggeriti da Walter per le loro peculiarità, siccome non erano presenti sui siti di prenotazione, è bastato mandare una mail alla quale ci hanno risposto elencando prezzi e disponibilità: ovviamente alla prenotazione hanno voluto numero di carta di credito e codice di sicurezza. Ci siamo fidati solo perché ce li ha consigliati Walter.
A metà luglio il percorso è pressoché definito nelle sue linee generali e i motel nelle località principali già prenotati. È prenotato anche l’albergo a Las Vegas ad un prezzo che lì per lì ci sembra normale ma che poi si è rivela ridicolo rispetto alla qualità e al servizio che offrono, pari ad un nostro 4 o 5 stelle. Ma non voglio anticipare niente…
Manca da organizzare il bagaglio perché non è facile indovinare cosa portarsi. In questo confidiamo sempre su Walter e sui racconti degli altri soci del Chianti Chapter che parlano di caldo e ancora caldo intervallato da road bar con l’aria condizionata “a palla”. Facciamo un po’ di affidamento anche sulla mia esperienza di motociclista che deve frenare Piccola che, come molte donne, si vorrebbe portare dietro la casa: non capisco perché una donna non possa rinunciare, per quindici giorni, al pigiama o all’asciuga capelli, visto anche che andiamo nel deserto, fa caldo che cavolo! Non parliamo poi dei tacchi a spillo, non molto utili nel deserto…
Chi mi conosce sa, ha visto, che questo inverno ho perso una ventina di chili per cui il mio guardaroba estivo è piuttosto sguarnito, contiene solo abiti due o tre taglie più grandi. Per cui facciamo un paio di brevi passaggi tra il Barberino Outlet, Decathlon e “i Gigli” per comprare quel che serve al viaggio e che magari troviamo anche la ma… non si sa mai. Oltre ad un po’ di abbigliamento adatto alla moto, abbigliamento fortemente estivo per climi caldissimi, ci siamo procurati uno zainetto frigo e alcune sacche “sottovuoto” per poter ridurre il volume dei bagagli. Questi ultimi due articoli li abbiamo trovati da Decathlon e devo dire che sono stati i migliori acquisti di sempre soprattutto per viaggiare in moto. Altro importantissimo acquisto, fatto però allo Speed Shop, è stato le sacche in cordura per borse rigide touring. Queste ci hanno permesso di calcolare in anticipo il volume esatto dei bagagli ma soprattutto ci hanno evitato, una volta a Phoenix, di perdere tempo a disfare le valige e cercare rimettere tutto dentro le borse del Road King. Facciamo anche un passaggio in farmacia perché non credo di essere in grado di spiegarmi in inglese con un farmacista americano. Poi, siccome mi dicono che in america è tutto molto grande, non vorrei dovermi trovare a comprare delle supposte in Colorado.
Infine mi preoccupo di comprare un irrinunciabile taccuino Moleskine sul quale appuntare tutto quello che vi racconterò.
Il 26 luglio, a cinque giorni dalla partenza, rifacciamo tutti i conti e prepariamo una check list delle cose da portare per non dimenticarcele a casa.
Prima di tutto i documenti di viaggio ovvero i passaporti di tipo elettronico validi per gli Stati Uniti (di cui è meglio fare anche una fotocopia da tenere separata dall’originale) e i biglietti dell’aereo con numero di prenotazione (che appunto per sicurezza anche sul Moleskine); un’altra cosa che mi appunto sul Moleskine sono i pesi massimi dei bagagli consentiti dalla Delta Airlines soprattutto quelli in libbre, importanti al ritorno.
Attenzione perché, e lo scopriamo solo il giorno della partenza in coda per il check in, per andare negli Stati Uniti sono necessari anche i visti ESTA: Electronic System for Travel Authorization. Questi, a quanto pare, sono una novità per i viaggi in USA. Comunque si possono fare on-line o per telefono. C’è da fare attenzione perché alcuni siti pretendono il pagamento mentre altri li rilasciano gratuitamente. Noi li abbiamo fatti on-line all’internet point dell’aeroporto di Pisa, aiutati da una gentilissima e carinissima signorina di origine brasiliana che ci ha indicato quali fossero i siti gratuiti. Il sito è http://esta.cbp.dhs.gov/ . Seguire le istruzioni e rispondere alle domande non è complicato, a meno che non siate terroristi, corrieri della droga o sequestratori di persone, ma consiglio a tutti di farli con calma da casa. Noi abbiamo sbagliato ben due volte e per fortuna che eravamo in largo anticipo per la partenza ma soprattutto che c’era miss Rio de Janeiro ad aiutarci.
Altri documenti importanti e indispensabili sono i documenti delle assicurazioni sanitarie. Piccola l’ha sottoscritta con la UGF assicurazioni, valida solo per il periodo del viaggio dal costo di circa 150 €, mentre io ho una copertura assicurativa a malattie ed infortuni che mi copre tutto l’anno in tutto il mondo e che ho per motivi professionali. Abbiamo anche valutato altre assicurazioni tra cui la Europe Assistance che è sottoscrivibile on-line ma che ha una copertura un po’ più limitata anche se è più economica.
Obbligatori sono anche la patente e la tessera H.O.G. che non sia scaduta durante il periodo del noleggio Fly & Ride pena l’impossibilità di ritirare la moto negli USA. Neanche a farlo apposta, la mia iscrizione H.O.G. scade il 31 luglio ma ci pensa l’organizzazione Harley Davidson a ricordarmelo via e-mail. Visitina a http://www.hog.com/ e tutto si risolve strisciando la carta di credito.
Anche se sembra scontato, segniamo di portare cellulare, iPhone, macchina fotografica e iPod di Piccola con i relativi caricabatteria. Mettiamo anche la cinepresa che secondo Piccola è indispensabile. Ovviamente serve anche un adattatore di presa di corrente ma vi dico già da subito che con cinepresa, due cellulari e la macchina fotografica uno solo non basta. Per quanto riguarda le tariffe dei cellulari, Piccola ha valutato alcune offerte TIM del periodo mentre io, avendo un contratto professionale intestato all’azienda per cui lavoro, mi affido esclusivamente all’iPhone e al programma di Skype integrato (se non si conosce Skype, probabilmente non lo si sa nemmeno usare, per cui omettiamo). Esiste anche una carta prepagata, utilizzabile da tutti i telefoni fissi negli USA ovvero dalle camere dei motel, che è la carta Columbus di Telecom. Pare molto conveniente. Purtroppo non l’abbiamo presa perché pensavamo di trovarla alla tabaccheria dell’aeroporto ma le avevano finite. Si può comprare on line.
Tra i medicinali mettiamo dei generici antinfiammatori, antidolorifici, antipiretici e aspirina; del collirio, un rilassante muscolare per la mia infiammazione cervicale, rimedi anti puntura di insetti e specifici anti allergici per Piccola. Importantissima la melatonina per combattere il jet leg e i profilattici per la ginnastica da materasso.
Per ridurre l’ingombro, tolgo le scatole di cartone, i bugiardini e copio le posologie sul Moleskine. Mettiamo tutto nel mini beauty da viaggio insieme a dentifricio, spazzolini pieghevoli, deodorante e assorbenti femminili, tutto in formato mignon da viaggio con un ingombro ridottissimo. Per bagnoschiuma e shampoo facciamo affidamento alle dotazioni dei motel.
Importantissime sono le creme solari con protezione 30, dopo-sole lenitive e in burro cacao sempre a protezione solare: queste invece trovano posto sparse nelle sacche e in parte nel bagaglio a mano insieme ad una consistente quantità di bustine di integratori salini a base di magnesio e potassio.
Motociclisticamente parlando, dobbiamo stare molto attenti al volume e quindi in merito all’equipaggiamento mettiamo nelle sacche ognuno due paia di pantaloni lunghi, due corti, quattro paia di calzini e quattro di mutande (con i reggiseni nel caso di Piccola). Non possiamo fare a meno dei costumi da bagno e di un asciugamano a testa, di quelli in microfibra (disponibili da Decathlon) che prendono pochissimo posto e potrebbero tornare utili in caso di bagni in qualche fiume (ingenui che non siamo altro…). Le sacche da sottovuoto sono impareggiabili per ridurre il volume degli abiti.
Per le scarpe scelgo un paio di scarponcini estivi Timberland adatti sia alla moto sia al trekking leggero mentre Piccola parte con un paio di scarpe da ginnastica con l’intento di comprarsi stivali nuovi Harley Davidson una volta in America. Portiamo anche dei sandali di gomma e cordura adatti sia a camminare in strada sia in acqua... o a fare la doccia, occupano pochissimo spazio. Toccando il Colorado e le Rocky Mountains, seguiamo il suggerimento del buon Walter e ci portiamo giubbotto estivo e tute anti acqua ripiegabili… purtroppo sottovaluto i copriscarpa impermeabili e mi toccherà ricomprarli una volta negli USA.
Mettiamo in borsa anche i mezzi guanti, gli occhiali da sole e gli occhiali a lenti gialle per la guida notturna. Come casco, opto per un Bandit (non omologato) bianco che ho in casa da un paio di anni e che non ho mai usato. Ci abbino una visiera di plastica utile in caso di pioggia. Piccola invece non può rinunciare al suo bellissimo e omologatissimo Bell RT nero con visiera alzabile.
Sappiate che ogni stato USA ha una differente legislazione in merito al casco: alcuni lo ritengono sempre obbligatorio, altri mai mentre altri ancora hanno limitazioni di età o riferimenti alla protezione degli occhi. L’omologazione Statunitense è la D.O.T e praticamente è omologato anche il casco da bici di mio nipote o il pitale di mio nonno. Se ne può sapere di più leggendo l’H.O.G. Tour Handbook Americas oppure consultando il sito http://www.usff.com/hldl/frames/50state.html .
Non dimentichiamoci la parte finanziaria: sono importantissime e indispensabili le carte di credito, meglio se VISA. Io ne porto due con limite di 1300 € mentre Piccola una sola ma con un limite alto il doppio del mio. Copio per sicurezza tutti i codici e i PIN su una pagina del Moleskine, criptati, oltre ai numeri da comporre per i centri di assistenza o eventualmente per bloccarle dagli USA in caso di furto o smarrimento. Qualche settimana prima abbiamo anche prenotato in banca 1000 $ in contanti che, al tasso di cambio di 1,26, ci sono costati circa 794 €. Conviene sempre cambiare un po’ di contanti in Italia anche se non troppi perché negli USA, mi dice Walter, si paga tutto con le carte, anche il caffé e la benzina.
All’ultimo minuto mettiamo nel bagaglio a mano un romanzo per l’aereo e la guida Lonely Planet… come al solito ho la sensazione che manca qualcosa… non ci voglio più pensare e andiamo a letto con l’eccitazione e la paura del grande viaggio che ci aspetta.
alla prossima puntata...