sabato 1 gennaio 2011

WEST - Il mio primo viaggio nel sud ovest degli Stati Uniti

quinta puntata - i parchi dello Utah


Chiedo innanzitutto scusa a tutti, sia a coloro che hanno dovuto attendere così tanto perché continuassi il mio racconto sia a coloro che pensavano finalmente  di essersi liberati di me. Vi dico subito, per chi non lo sapesse, che io e Piccola siamo andati a convivere e siamo stati un po' presi dalle operazioni di trasloco. Ed è proprio adesso, in queste festività natalizie del 2010, approfittando di qualche giorno di ferie, che ho trovato il tempo di attaccare qualche foto e qualche quadro. Dopo la terza foto di strade , moto e canyon ho deciso di mollare  tutto e rimettermi a scrivere preso dal vortice dei ricordi. Ecco a voi il seguito del racconto... 

GIORNO 5
5 Agosto 2010
Località: Grand Junction, CO
Tempo: sole, ventilato
Miglia percorse finora: 864 (1390 km circa)

Visualizza Day 5, 5th of August: Grand Junction - Arches Park - Moab in una mappa di dimensioni maggiori



Dopo quattro giorni e dopo aver toccato quattro stati, possiamo dire di aver acquisito una certa dimestichezza con le usanze locali e con le grandi strade dell’ovest. Anche se parlare di usanze locali in un paese grande come gli Stati Uniti è cosa assai riduttiva. Ormai abbiamo confidenza con i menù della colazione e finalmente mi decido a provare il waffel. “Scarichi” la dose di pastella dal dispenser in un apposito bicchierino, la versi nella griglia, chiudendola, e premi “start”; al suono del cicalino, ruoti la griglia di 180 gradi e aspetti il secondo segnale di fine cottura. Apri la griglia e annusi la fragranza dolcissima della spugnosa e dorata crepe, la metti nel piatto e ci rovesci sopra un po’ di sciroppo d’acero. Il waffel è buono quanto può essere buona una caramella al miele, è dolcissimo e ancor di più con lo sciroppo. Fatto è che non sentirò più fame fino quasi a sera. “Piccola” Giulia invece rimane imperterrita con i suoi cereali nel latte. Sorseggiando un caffè nero, con il Ride Atlas a portata di mano, ne approfitto per fare il punto della situazione. Da oggi comincia la parte di viaggio che, andando verso ovest, a nord del Grand Canyon, ci porterà a visitare tutto lo Utah meridionale con i suoi parchi. A questo punto mi sembra giusto riportare qualche cenno storico e geografico sullo Utah facendomi aiutare anche da Wikipedia.org. Lo Utah è uno stato roccioso ma con tre distinte regioni geologiche: le Montagne Rocciose, il Gran Bacino, e l'altopiano del Colorado che è poi la zona che ci interessa maggiormente. Lo Utah è noto per la grande varietà del suo paesaggio naturale che va dagli aridi deserti con dune di sabbia, alle rigogliose foreste di pini nelle vallate montane. Lo Utah confina con l'Idaho e il Wyoming a nord, il Colorado ad est, in un solo punto a sud-est con il Nuovo Messico (abbiamo già raccontato del "Four Corners"), con l'Arizona a sud e con il Nevada ad ovest. Il panorama dello Utah meridionale è caratterizzato dai colori e dalle forme assunte dalla roccia arenaria. Il fiume Colorado e i suoi affluenti hanno scavato i loro percorsi all'interno di questa roccia, creando alcuni dei paesaggi più selvaggi e impressionanti del mondo. Vento e pioggia hanno scolpito questa roccia friabile per milioni di anni. Canyon, guglie, archi, pinnacoli, butte (rocce emergenti tipiche del paesaggio western), calanchi e mesas sono ciò che si può osservare nello Utah sud-orientale. A salvaguardia di questo patrimonio paesaggistico sono stati istituiti diversi parchi protetti come il Parco Nazionale degli Arches, il nostro primo obiettivo, quello di Bryce Canyon, quello di Canyonlands, Capitol Reef e quello di Zion. Ci sono poi altre aree protette di interesse federale come i monumenti nazionali di Cedar Breaks, di Grand Staircase-Escalante, di Hovenweep e quello dei Natural Bridges (ponti naturali), e poi ci sono le aree protette (Recreation Area) come quella di Glenn Canyon (dove c'è Lago Powell) e i Parchi statali di Dead Horse Point, Goblin Valley Monument Valley, visitata il secondo giorno. Con tutta la buona volontà, meteo e schiena permettendo, cercheremo di visitarne il più possibile sfruttando al massimo l’Annual Federal Pass.
vedute dello Utah
Il giorno precedente, sbirciando il monitor della commessa del concessionario HD di Montrose, mi sono appuntato l’indirizzo per un sito di previsioni meteo, http://radar.meteo.gov, molto ben fatto con addirittura i rilevamenti radar delle masse nuvolose e delle precipitazioni. E’ infatti il caso di sfruttare l’iPhone e dare un’occhiata. A quanto sembra, troveremo anche oggi acqua ma solo vicino Moab, quasi a destinazione. Partiamo dal motel di Grand Junction , ben coperti per combattere l’aria frizzante. All’ingresso della Interstate Highway 70 c’è un concessionario HD dentro il quale ci fermiamo solo per qualche minuto, giusto il tempo di spendere un centinaio di dollari in patches e varie… uff! La 70 è dritta come un fuso, talmente scorrevole che arriviamo all’Arches National Park in meno di due ore.
in moto sulla HWY 70






Il Parco nazionale degli Archi è un'area naturale protetta degli Stati Uniti ed è una delle più famose e suggestive dello Utah. Qui vi sono oltre 2000 archi naturali in arenaria, formatisi ad opera dell’azione vento e della pur scarsa pioggia. Tutti i cartelli e tutte le avvertenze parlano di pericoli da caldo e insolazioni anche se noi finora siamo sempre stati sotto cieli coperti e pioggia. Oggi invece c’è il sole ma l’aria è ancora fresca. 
ingresso dell'Arcches
National Park
Dopo una breve sosta al centro visitatori per brochure e un po' di gadget, iniziamo il percorso all’interno del parco. La strada interna al parco si snoda tra archi e colossi di roccia  di arenaria rossa. Ogni formazione rocciosa è affiancata da un’area di sosta con piattaforme di osservazione e pannelli esplicativi. Passiamo da un’arco all’altro inizialmente prestando molta attenzione, in seguito limitandoci a passare sbrigativamente con la moto facendo foto al volo. Un Ranger in una delle stazioni di sosta ci vede e ci dice che oggi è una buona giornata per visitare il parco in moto perché la temperatura è clemente, di solito arriva anche oltre i 104,00 Fahrenheit (40 gradi centigradi) e l’aria condizionata di un abitacolo in questi casi fa comodo.
veduta da una delle
 stazioni di sosta
 Continuiamo il giro. Una sola macchina fotografica sembra non bastare, vorremmo fotografare tutto e ancora di più e quasi siamo colti dalla frenesia dello scatto. Da non perdere assolutamente il mare di dune e il Delicate Arch, l’arco simbolo del parco. In quattro ore vediamo un po’ tutto quello che c’è da vedere non avendo pretese di escursionismo estremo o arrampicate sulla roccia. Passate le 15 pensiamo sia l’ora di lasciare il parco anche perché avremmo scattato almeno 300 fotografie compresa una trasposizione transcontinentale della posa classica di "finto sostegno della Torre di Pisa", ma con la Balanced Rock. 
il Delicate Arch
Moab è poco più a sud dell’ingresso del parco, lungo la hwy 191, ed è a tutti gli effetti la base logistica per chi visita il parco. I prezzi dei motel qui infatti sono alti. Alloggiamo al La Quinta Inn di Moab, prenotato dall’Italia alla non indifferente cifra di 99 €. Giusto il tempo di una doccia e un po’ di riposo durante il quale sfogliamo la Lonely Planet in cerca di un buon ristorante. Pare sia fortemente consigliato il Moab Brewery, ristorante abbinato alla locale fabbrica artigianale di birra. 


Moab Brewery
È una birreria molto interessante, con una vasta gamma di birre, tutte di produzione propria, dai curiosi nomi evocativi le peculiarità della zona. Ne conto almeno 11 tipi e vorrei assaggiarle tutte. Anche il menù è tra i più ricchi e vari trovati fino ad ora. L’hamburger di Piccola è enorme e saporitissimo con tante patatine fritte croccanti. Per me invece una selezione di salsicce che vanno dalla più dolce alla più piccante e stagionata, accompagnate da salsa di rafano e senape, servite sopra un abbondante manto di crauti. Magnifici poi gli anelli di cipolla fritti, enormi e gustosi, in pastella di birra. 
piatti abbondanti alla Moab Brewery
Usciamo dal ristorante che sono le 19 e 30. Abbiamo cenato presto perché abbiamo saltato il pranzo. Non ci resta che un giro tra le vetrine dei negozi di souvenir per poi tornare in camera per riposare. Alle 22 siamo già a dormire.

6 Agosto 2010
Località: Moab, UT
Tempo: sereno, leggermente nuvoloso
Miglia percorse finora: 1046 (1674 km circa)
Visualizza Day 6, 6th of august: Moab - Bryce Canyon - Panguitch in una mappa di dimensioni maggiori

Il programma di oggi prevede la visita al Bryce Canyon ma in più è il compleanno di Piccola e dovremo pensare anche a qualcos'altro di speciale per la sera. Ci alziamo di buon'ora, la mattina presto è il momento migliore per mettersi in marcia perché la luce è chiara e l'aria è fresca. Inoltre le strade sono semi deserte, cosa non rara nel desertico altopiano dello Utah. Direzione nord sulla 191 per tornare ad intercettare la HWY 70 e proseguire poi verso ovest. La 70 scorre veloce, liscia e luminosa. 
partenza col sole
Filiamo col sole alle spalle tra pianure e dolci rilievi intervallati da solchi e gole scavate nell'arenaria rossa. Qualche cespuglio d'erba qua e la, pochi i mezzi sulla strada che ci seguono o ci precedono. Siamo così assorti, Piccola in special modo con la Canon al collo, che buchiamo lo svincolo di Green River e ce ne accorgiamo solo 16 miglia dopo.
verifica della carta dopo una
deviazione di 16 miglia


sorpresa sulla deviazione
Poco male perché la deviazione ci porta in mezzo a spettacolari canyon con pareti scoscese che sembrano spuntare da sotto la Highway e salire ripide a circondarci. Ok,torniamo indietro, tanto nessuno ci cronometra e dobbiamo rendere conto solo a noi stessi. Da Green River la strada si fa più stretta e un po' più dissestata ma comunque dritta e inesorabile. Paesaggi evocativi dei migliori romanzi Beat, "on the road" scendiamo verso sud ovest. Dopo circa due ore siamo ad Hanksville, buco sperduto forse famoso solo per un road bar all'interno del quale troviamo libagioni degne del peggior chiosco fuori dalla più squallida discoteca di periferia. Ma il tizio al banco è simpatico ed espansivo e vuole sapere vita morte e miracoli su di noi. Ci scambiamo due chiacchiere biascicando un hot dog da self service. Qui incontriamo anche uno strano trio composto da due donne e un uomo su tre Fat Boy, provenienti da tre stati diversi ma tutti e tre diretti a Las Vegas. 
paesaggio verdeggianti
Da Hanksville al Bryce Canyon si passa dal rosso deserto a verdeggianti spianate tra scoscese pareti rocciose e piccoli boschi fino a salire in montagna tra sterminate foreste di conifere. E' il Capitol Reef National Park. Mai incontrata una varietà tale di paesaggi lungo un unico percorso. Arriviamo al Bryce verso le 15,30 sotto una leggera pioggerella che cessa quasi immediatamente per lasciar posto ad un azzurrissimo cielo sereno. Non ci facciamo mancare lo shopping al visitor center nemmeno qui. Il Bryce, diversamente dall'Arches Park, è molto verdeggiante e boschivo. Incontriamo subito alcune marmotte e dei cervi Mule Deere. 
marmotte di guardia
alla tana al
Bryce Canyon
Le formazioni rocciose del Bryce sono spettacolari e la loro conformazione ricorda tanto attori in posa in un teatro Greco all'aperto. 
Lo visitiamo tutto in 3 ore e riusciamo anche a farci sorprendere da una brevissima e violentissima burrasca che ci investe dal niente, annerendo il cielo in un secondo e se ne va così come è arrivata. A Rainbow Point, uno dei vari punti di osservazione del Bryce Canyon, incontriamo Paul e John, Harleysti di razza dalle barbe ispide e lunghe, naso arrossato dal vento e dalla birra, bandana al posto del casco e giubbotto di pelle che sembra un tutt'uno con i jeans e gli stivali. Ci sfottono un po' per aver indossato la tuta impermeabile (… per un po' di sana pioggia dello Utah, puah…) però poi si fa subito amicizia e anzi, con la 
Paul & John
nostra macchina fotografica, si prodigano per scattarci un po' di foto ricordo da posizioni alquanto acrobatiche sospesi sul burrone del canyon (avete presente la scena in cui Superman salva il bambino che cade dal parapetto delle cascate del Niagara?). Incontriamo anche Giuseppe, dell'Iron Workers MC, italo-americano di New York che parla un perfetto inglese e anche un perfetto siciliano ma mastica poco l'italiano corrente. e poi un sacco di Italiani, pure troppi per i miei gusti, a frotte su pullman in gite organizzate dall'Italia… e qui un po' di magia svanisce. 
panoramica del Bryce da Inspiration point
Troviamo anche conoscenti di Lucca… Il tempo delle ultime foto da Inspiration Point, il più magico soprattutto se si ha tempo di vederlo al tramonto, e ci rimettiamo in marcia verso Panguitch, paese scelto a caso sulla mappa ma strategico perché 25 miglia fuori il Bryce. Arriviamo al New Western Motel, un motel dagli standard qualitativi medio bassi dove però tutto è apparentemente pulito e in ordine, a parte la caffettiera che avrà almeno 20 anni durante i quali sarà stata pulita si e no 4 volte. Il costo di una notte è di 85 $, un po' caro dato lo standard ma a Panguitch non c'è molto di meglio e paghiamo il fatto di essere vicino ad un Parco di venerdì. Dopo doccia e cambio d'abito, usciamo in paese che sono le 19,30 ed ormai tutto chiuso all'infuori di un paio di ristoranti uno dei quali ha una discreta coda di persone fuori che attendono il proprio turno. E' il Cowboy's Smoke House Cafè e le 5 Harley fuori parcheggiate ci illuminano l'ingresso come la Stella cometa illuminò il cammino ai tre magi. Esce uno dei bikers, ciondolante di buona birra, ci vede parcheggiare il King e ci chiama a gran voce "guys!!". Ci assicura, senza averglielo chiesto, che qui si mangia bene. Non importava convincerci, non che ci sia molta scelta. 
Il Cowboy's Smoke House Cafe
C'è da aspettare 30 minuti. In coda facciamo amicizia con una coppia di ragazzi di Bologna, in tour nell'ovest con la macchina dal 22 luglio. E siccome il primo tavolo che si libera è un tavolo da 4, non facciamo altro che confermare che siamo insieme. Apriamo le danze con 4 insalate e 4 Coors ghiacciate per poi passare a 4 belle T-Bones medium rare (al sangue quanto basta) con baked potatoes (patate stufate). La serata passa così, mangiando delle bistecche "di burro" e parlando in italiano tra italiani a proposito degli americani. Capisco dai loro racconti anche quanto sia meno costoso girare gli States in auto visto che pagano circa 25 € di noleggio al giorno contro i nostri 80 e passa. Concludiamo con una bella fetta di torta al cioccolato, la preferita da Piccola, fatta portare da tutto lo staff che le cantano in coro "happy birthday to you". Dividiamo equamente i 125 $ di conto, ottimamente spesi direi, e usciamo. Fuori fa fresco, ci salutiamo senza la speranza di rincontrarci e torniamo al Motel per un piccolo briefing di fine giornata, una mezza pianificazione del giorno dopo e una dormita ristoratrice.

7 Agosto 2010
Località: Panguitch, UT
Tempo: freddo, nuvoloso
Miglia percorse finora: 1428 (2285 km circa)
Visualizza KanDay 7, 7th of August: Panguitch - Page - Kanab in una mappa di dimensioni maggiori
Oggi è pura strada, non per raggiungere una particolare destinazione, ma per il puro piacere di "farci un giro". Da Panguitch andremo a sud sulla 89 e poi a est verso a Page sul Lake Powell e magari farci un bagno (senza immaginarci che il "bagno" di pioggia lo avremmo fatto durante quasi tutto il viaggio") per poi tornare indietro, sconfinando in Arizona, fino ad arrivare a in qualche località che sia strategica per quella che sarà la meta del giorno dopo ovvero lo Zion Park. Decideremo poi dove fermarci, in base a quanto tempo ci metteremo per fare il giro, ci fermeremo quando saremo stanchi. Alle 7,30 siamo già in moto ancora con il crepuscolo. La strada è semplice, praticamente non dobbiamo mail lasciare l'hwy 89. 
Harleysti degli Iron Workers MC che
sotto la prima pioggia del mattino
Pochi minuti dopo compaiono i nuvoloni a sud, proprio nella nostra direzioni, e ci fermiamo per indossare gli impermeabili. Proseguiamo lungo la strada grigia senza poterci godere più di tanto il panorama causa l'acqua scrosciante sul parabrezza e sulla visiera del casco. Un'oretta dopo siamo a Kanab, snodo in cui la 89 gira verso est e si sdoppia in 89 e 89A che non è altro che l'alternativa panoramica che passa più a sud della 89 e lambisce il North Rim del Grand Canyon. Continuiamo sulla 89 e intanto ci godiamo il passaggio dal questo simpatico villaggio ricco di locali e ristoranti di fronte ai quali decine di Harley sostano in attesa cessi la pioggia. Devo dire che la 89 è piuttosto anonima e noiosa se non fosse per la pioggia e l'enorme numero di pick up con motoscafi al traino, tutti con scafo piatto e motori enormi e potentissimi belli anche solo da guardare. Un paio d'ore dopo siamo sulla Glenn Canyon Dam, la diga sul Lake Powell.
vista della Glenn Dam
dalle vetrate del museo
C'è un centro visitatori, un museo e un gift shop. Ci fermiamo anche solo per riscaldarci ed asciugarci un po'. Qui vi è anche un enorme area riservata ai diportisti, con molo, parcheggio caravan, alberghi e camping. Dopo una quarantina di minuti di sosta, tanto ci è voluto a fare un giro nel museo, raggiungiamo Page sempre sotto una pioggia incessante. Fradici nel morale più che nel fisico, causa pioggia siamo costretti a rinunciare sia al bagno sia alla visita all'Antilope Canyon, unico punto d'interesse per chi non ha una barca a Page. In un centro commerciale, ci rintaniamo in un ristorante, il Dam Bar & Grille, caratterizzato da un enorme bancone bar centrale e la riproduzione della diga di Glenn Canyon sul parete di fondo 4 x 8 mt. Ordiniamo da mangiare e approfittiamo della connessione Wi-fi gratuita per fare il punto strada e, già che abbiamo del tempo da perdere, verificare il tragitto di ritorno e magari prenotare un motel. Tornando dalla 89A, troviamo sul Ride Atlas Fredonia e Kanab. La prima è la più vicina mentre dalla seconda ci siamo passati all'andata e sappiamo che è carina. Vada per Kanab, andiamo sul sicuro. Il pranzo non è dei migliori, i prezzi sono contenuti ma il fritto ha tutto lo stesso sapore di pesce, dalle patatine agli anelli di cipolla. Spendiamo in due poco meno di 30$. Verso le 14,00, rassegnati, reindossiamo gli impermeabili e ci mettiamo in cammino verso la 89A, direzione sud-est. Si passa una gola che apre lo sguardo verso una landa che sfocia nel Grand Canyon.
vista dall'area di sosta
sull'altopiano che
precede il Grand canyon
Qui, in un'area di sosta panoramica vi è un mercatino di artigianato Navajo dove investiamo la folle cifra di quasi 200 $ in gioielleria d'argento e pietre azzurre… immaginate per chi… Quasi contento e molto più alleggerito, esorto Piccola a smettere di guardare i ninnoli e a rimetterci in marcia. La 89 A (alternative) è decisamente uno dei migliori percorsi fatti fino ad ora. non ha caso era pluri segnalata sul Ride Atlas. Parte dall'estremo est del Grand Canyon che lo attraversa su un ponte ferrato sul Colorado River. 
l'inizio della 89A
Procede dritta come un fuso per una ventina di miglia tra i dolci saliscendi del kaibab circondati in lontananza da purpuree pareti rocciose che si alzano per centinaia di metri a distanze che l'occhi italiano male riesce ad interpretare. Poi le pareti si fanno più vicine fino a sovrastarci e qui cominciano i tornanti che ci porteranno verso i rilievi della Kaibab National Forest e Jacob Lake, il punto di accesso al Grand Canyon North Rim. 
Ancora sotto l'acqua, l'ultima cosa che vogliamo è fare una deviazione di un paio di ore per rivedere il Grand Cayon dal "bordo" nord per cui tiriamo dritto. Dopo un'ora di discese, tra tornanti ampi e dolci come le curve di una dama rinascimentale, arriviamo all'altopiano ed il sole finalmente buca la coltre di nubi. Tolti gli impermeabili, proseguiamo per Kanab dove poche ore prima abbiamo riservato, grazie all'iPhone, l'unica stanza rimasta libera al Rode Ways Motel. 
cambio di paesaggio sulla 89A
Hanno già tutti i documenti pronti, striscio la Visa e via. Sistemati in camera, usciamo per per un giro di lavanderia a gettoni (il motel non ha una laundry ma in paese ce n'è una pubblica) e poi cena. Il ristorante che da fuori ci piace di più è il Calvin T's Saloon che è un Barbecue Restaurant.
Locale enorme count cortile in cui vi è ricostruito un villaggio old west e all'interno un centinaio di posti a sedere… ma io e Piccola siamo gli unici clienti. Il massimo è ordinare il menù BBQ sampler ovvero un assaggio di Roast Beef, tacchino, manzo e maiale con pannocchia di mais bollita e fagioli stufati "self service" il tutto condito con salse artigianali anche troppo spezziate.
il primo sole della giornata
sull'altopiano
voto: 8
Voto 8, peccato solo il grugno serioso della vecchia titolare… che però non i prende la mancia. Spesa complessiva 40,94$. La sera è tiepida e prima di rintanarci in camera, ci stendiamo sul Road King una mezz'oretta a guardare il cielo.
8 Agosto 2010
Località: Kanab, UT
Tempo: sereno, aria molto fresca, nuvole a sud ovest
Miglia percorse finora: 1699 (2719 km circa)

Visualizza Day 8, 8th of August: Kanab - Zion Park - St. George (Dixie) in una mappa di dimensioni maggiori

arrivo allo Zion NP
Partiamo presto salutando Kanab. Su una strada inizialmente non troppo difficile arriviamo all'ingresso dello Zion National Park intorno alle 10 del mattino. Passata la garitta dei rangers si attraversa un tunnel molto angusto che si apre su una tortuosissima e trafficatissima strada male asfaltata.
pioggia in vista
cascate allo Zion
Questa è l'unica via che discende verso il cuore del parco e il visitor center. Intanto il cielo comincia a minacciare pioggia che non manca di investirci non appena varchiamo la soglia del parcheggio. Il tempo di parcheggiare la moto che siamo già fradici poiché senza impermeabile. Non ci resta che aspettare una mezz'oretta per asciugarci ed aspettare che spiova. Dopo il consueto shopping ( e qui veramente diamo il meglio di noi stessi con libri, cartoline e peluche) ci armiamo di zaino e ci addentriamo nel parco. Questo è l'unico parco in cui non puoi entrare con i tuoi mezzi ma puoi utilizzare il servizio navette messo a disposizione gratuitamente dall'amministrazione del parco. 
scorci di Zion
La visita in navetta consiste in 8 stazioni di sosta dalle quali puoi accedere, a piedi, a vari percorsi guidati e segnati. Lo Zion Park è verdissimo e siccome ha appena piovuto, possiamo anche ammirare numerose cascatelle che durano il tempo di una giornata e non ricompaiono almeno fino a quando non piove nuovamente. Qui gli scenari e gli scorci sono tanti e tali che qualsiasi parola possa usare per descriverli non potrebbe che risultare riduttiva. Si cammina tra ripide pareti rossastre squarciate da nastri d'acqua argentina e alti alberi dalle generose e verdeggianti chiome.
scorci di Zion 2
Le aquile che volano sui picchi più alti gridano agli innumerevoli scoiattoli che frullano tra i piedi in cerca di cibo facile. Uno di questi, da me soprannominato "il secco", ci ha seguito per quasi un'ora senza mai allontanarsi da noi per più di 3 metri. 
Fantastica l'escursione dell'ultima stazione, "temple of shinawava" che comprende un percorso di 1 ora e mezza lungo un parete a ridosso del fiume con guadi e attraversamenti del fiume… peccato non avere i sandali…. Tra tutti i parchi visitati, questo è quello in cui si cammina di più. Alle 16 facciamo ritorno alla moto e ripartiamo direzione Las Vegas, fermandoci però prima per la stanchezza. 

scorci di Zion 3
il "secco": quello a sinistra...
Ci fermiamo a St. George, segnalta anche come "Dixie", cittadina di mormoni dove ci attende un Motel Super 8 e una cena frugale in un fast food della catena Wendy's, uno di quelli come ce ne sono tanti… 






P.S., se venendo via dallo Zion vi venisse voglia di un hamburger di bufalo, lasciate perdere il Buffalo Trails Trading Co. che è una fregatura.