Immaginate l’avanzata della Wermacht nella campagna di Russia, durante l’inverno del 1942, o l’offensiva delle Ardenne nell’inverno 1944.
Immaginate di avvertire dolore al contatto del freddo con la pelle del viso o di sentire trafiggervi i polmoni dall’aria gelida ad ogni respiro.. Immaginate strade ghiacciate, rumori attutiti, lame di gelo che trapassano ogni indumento e difficoltà nell’intuire anche solo i contorni della curva successiva. La strada diventa parte dell’immensa distesa di neve nella quale sembra essere, con difficoltà, ritagliata.
Immaginate, poi, di essere a cavallo di una moto a pieno carico di bagagli e di dover riuscire a raggiungere un punto preciso in mezzo a questo mare bianco pieno di insidie… prima che il ghiaccio la faccia da padrone, prima che il freddo vi sopraffagga...
E’ in questo contesto inimmaginabile che si svolgerà, in questi giorni (dal 29 al 31 gennaio), la 54sima edizione del raduno più difficile d’Europa e, probabilmente, del mondo, il mitico Elefantentreffen.
Il raduno nasce nel 1956, come ritrovo annuale per i proprietari delle motociclette e sidecar Zundapp, quelle che parteciparono effettivamente a quelle tragiche campagne militari. Non è difficile credere che tra gli ideatori dell’evento, nel 1956, c’erano molti partecipanti a quelle vicende belliche.. Il nome del raduno deriva appunto dal soprannome che era stato dato durante la guerra a queste motociclette (elefanten, elefantentreffen: raduno degli elefanti).
L’evento si svolge in una località della Germania ad una sessantina di chilometri da Passau, nelle vicinanze dei confini con la Repubblica Ceca e l’Austria. Il luogo del raduno, nella foresta di Loh Thurmansbang-Solla, è stato scelto solo nel 1988, perché le precedenti edizioni si erano tenute nel circuito del Nürburgring (Germania) e, successivamente, nelle vicinanze di Salzburg (Austria), ma la troppa affluenza e i problemi di ordine pubblico avevano poi consigliato di ripiegare in zone più selvagge, nella “buca” da lupi di Loh.
Non è un raduno normale, non ci sono gruppi che suonino motivi rock, chioschi delle birre o ristoranti.. scordatevi “show bike” o stand che vendono merchandise.. qua il sabato mattina i megafoni ricordano i fratelli che non ce l’hanno fatta.
E’ un raduno estremo, per equipaggio e mezzo meccanico.. tutti sanno quanto difficile sia guidare un autoveicolo sulla neve e sulle strade ghiacciate, ma pochi riescono ad immaginare (per averlo magari, occasionalmente, sperimentato) quanto possa essere arduo e pericoloso guidare una “due ruote” su un terreno in queste condizioni, per ore ed ore, almeno una moto che non sia adeguatamente predisposta! E’ una cosa da duri, per motociclisti incalliti..
C’è chi lo affronta con le classiche BMW, con le moto Guzzi o con ogni sorta di enduro e moto da cross. Ci sono quelli che, in perfetto connubio con le origini del raduno, intraprendono l’impresa a bordo di sidecar o moto old style.. C’è chi, irrisoriamente, accetta la sfida a bordo di scooters o di vespe..
Pochi lo fanno in Harley, perché non è un raduno da Harley-Davidson, bisogna dirlo a chiare lettere.. Le nostre moto infatti, forse più di altre, sono le meno adatte per un’avventura di questa portata: la scarsa maneggevolezza e soprattutto il peso, sono due fardelli con i quali ognuno di noi dovrebbe fare i conti.
Ciò non toglie che ogni anno, in un crescendo di successo dal 1956 ad oggi, migliaia di motociclisti da tutt’Europa raccolgono la sfida con la neve, il ghiaccio e il freddo.
Eppure ci sono due del nostro Chapter che hanno partecipato a più di una edizione (nel 2005, 2007 e 2008, sempre con Harley e le ultime due volte con passeggero appresso), riuscendo a portare a casa la pellaccia ed anche la moto! Karl Reihnardt aka “Gnomo” e Massimiliano Orsucci, i loro nomi.
Ringrazio proprio lo Gnomo per il prezioso contributo datomi per la stesura di questo articolo, doviziandomi di particolari che altrimenti non avrei potuto conoscere e facendomi comprendere che quest’avventura non è assolutamente una cosa per tutti, non è una passeggiata, né un’esperienza da prendere superficialmente. Chi si avventura impreparato può pagare a carissimo prezzo l’inesperienza o la sfrontatezza di essersi misurato con qualcosa più grande di lui. Karl racconta di aver visto uomini adulti piangere dallo sconforto per colpa del freddo, della paura e dell’incapacità di riuscire a sopportare quanto avrebbe dovuto affrontare col passare del tempo.
La location del raduno è ricavata fra tre spianate in pendenza fra i boschi. Esse convergono in una vera e propria buca (la “BUCA”), all’interno della quale c’è un ovale ghiacciato: l’ovale è, in pratica, il “palco dell’Elefante”, l’area in cui i più temerari (o i più ubriachi?) corrono con ogni genere di veicolo, quando il livello etilico è ben alto. I tre declivi, dove vengono montate le tende, non sono altro che la platea del “palco dell’Elefante”. Verso la “buca” si spara con mortai caricati con quel che capita, in mezzo alla gente, alla cieca. Lo Gnomo mi diceva di essere stato colpito, nel 2008, da una palla di carta ghiacciata in pieno petto! Non ci sono leggi all’Elefantentreffen!
Nei giorni del raduno, durante le ore diurne, si svolge la corsa di abilità nel scalare le salite infangate ricavate tra le tende.. Con ogni mezzo disponibile, i più scatenati si cimentano in questa prova di abilità, il più delle volte senza successo e con qualche doloroso ricordo..
Su You Tube ho pescato filmati di gente che provava la salita in moto vestiti “solo” con un paio di mutande, a -20°!! Il divertimento è quello di lordare di fango gli spettatori, che non potranno lavarsi, perché non esistono nemmeno i bagni.. tra le foto pescate da internet, ho visto una specie di latrina ricavata tra la neve..
Nei vari links sull’evento che sono stati consultati, si possono leggere racconti dettagliati sul viaggio, interminabile e pieno di imprevisti, sulla condizione delle strade e sui sistemi, professionali o artigianali, per combattere il freddo.. In ciascuno dei racconti si percepisce che la partecipazione al raduno è vista come una sfida, una vera e propria impresa che richiede settimane di preparativi per testare l’abbigliamento e preparare la moto. Non sto parlando, ovviamente, di coloro che raggiungono la località di Loh a bordo di furgoni dai quali scaricano le loro moto o di quanti, pur raggiungendola sulle due ruote, vanno poi comodamente a dormire in albergo al calduccio dei termosifoni, dopo aver ritirato la spilla di partecipante! A che serve questo? A che pro? Per farsi belli nei racconti con gli amici? E’ una sfida con se stessi, non una cosa di cui vantarsi col prossimo (senza averla fatta.. soprattutto!).
I cacciatori di spilla o patch a noi non interessano!
A noi interessa chi raggiunge la località con lo spirito giusto, quello della sfida totale. Quelli che vanno alla baracca di accettazione al raduno (costo di iscrizione € 20,00), che acquistano la paglia da stendere sul ghiaccio o in una buca scavata nella neve e sulla quale montare poi la tenda. Quelli che passano almeno una notte accampati nella “buca” insieme agli altri, con temperature che scendono facilmente a -20°C , quelli che per bere devono arrivare fra la neve all’unica fontanella di ghiaccioli per riempire la tanica portata da casa. Quelli che vincono il freddo seduti sulla paglia, attorno ad un falò acceso con legna fradicia e gelata, che fanno baldoria insieme a gente mai vista e conosciuta, proveniente da chissà dove e che gesticolano parlando lingue inesistenti, fra un abbraccio ed una risata sincera, bevendo alcool per riscaldarsi, mangiando maiale e cioccolata per incamerare calorie, prima di coricarsi all’interno di un sacco a pelo, sotto la propria tenda, lottando tutta la notte con l’aria che ti gela i polmoni e col pendio ghiacciato che ti spinge fuori ad ogni tuo movimento.
In questo raduno nessuno ti chiederà mai il nome, che mestiere fai o che tipo di moto hai.. Tu sei un “elefante”, uno uguale agli altri, sei uno della famiglia!
Tutto il resto, ogni altro segno di distinzione, è inutile all’Elefantentreffen.
Questo, dunque, è lo spirito giusto. E chi questo ha fatto, dice che le immagini viste in quelle notti, l’odore acre di migliaia di fuochi, i cori degli Elefanti intorno ai falò, i volti di quelle persone, la “BUCA” di Loh rimangono impressi nella memoria per una vita.
Loh / Thurmansbang-Solla si trova a circa 60 km a NO di Passau.
Per arrivarci si deve prendere l'autostrada A3 (Regensburg, Passau) ed uscire a Hengerberg o a Garham.
Da questo momento si è soli.. Nonostante si dica che ci siano indicazioni che ti guidano alla location del raduno, Karl sostiene di non aver mai visto un cartello nelle tre edizioni a cui ha partecipato. Ha visto solo gente che vagava sperduta nelle nebbie, alla ricerca di un’indicazione o di una strada che conducesse al raduno degli Elefanti. Alcuni di costoro non hanno nemmeno mai trovato il luogo e sono tornati indietro infreddoliti (questa è una delle ragioni per cui molti desistono ancora prima di partire). I più fortunati riescono ad aggregarsi a qualche vecchio elefante e, seguendolo, trovano la meta..
Gli ultimi chilometri sono ancora più impegnativi dal punto di vista della guida, perché sono strade interne immerse in boschi gelidi ed umidi.. L’ultimissimo tratto, le poche centinaia di metri in discesa (!) per l’ingresso nella “BUCA” (dopo la località di Solla), è appositamente non “trattato” con mezzi tipo spazzaneve o spargitori di sale, per rendere più difficoltoso l’accesso.
La distanza di percorrenza dalla Concessionaria Speedshop di Firenze è di 790km, di cui 630 circa di autostrada. Si dice che, oramai prossimi alla meta (durante il viaggio di andata), ci si debba assolutamente fermare allo scoccare delle 16.30, perché dopo quest’orario, la temperatura scende talmente repentinamente da rendere impossibile e pericoloso qualsiasi tentativo di spostamento in moto. Anche la semplice regolazione dello specchietto, può deviare l’aria verso i guanti e si avverte un dolore lancinante alle mani, che sembrano colpite da lame di ghiaccio..
Tutto questo è da pazzi ed ha contribuito nel tempo a far crescere il mito di questo raduno. Chi lo ha fatto, come per ogni cosa estrema, si divide in due categorie: chi lo definisce come la cosa più orribile, sporca, pericolosa e stupida che avesse mai potuto immaginare di fare, e chi invece come un raduno perfetto ed assolutamente imperdibile. A tal punto che ogni anno in questo periodo, prepara scrupolosamente la moto per trasformarsi in un mitico elefante che sfida se stesso e l’inclemenza della natura. Il raduno finirà solo quando si è nuovamente a casa, sani, salvi ed essere stati redenti da tutti i propri peccati davanti al FREDDO , Signore giustiziere.
Avanti, quindi, ragazzi, c’è qualcuno di voi che si sente un Elefante in erba e pensa di poter accettare la sfida?
Dario Cogo – Historian
Karl Reinhardt aka “Gnomo”– uno degli elefanti!