lunedì 4 gennaio 2010

Daytona Bike Week, un pò di storia..

La Bike Week di Daytona Beach in Florida è un evento motociclistico che si tiene ogni anno nella prima settimana di Marzo e che attira mezzo milione di motociclisti da tutto il mondo. Per importanza, per affluenza e coinvolgimento di sponsor, Daytona concorre con Sturgis per essere considerato il raduno più grande ed importante d’America e del mondo.
Data la grandezza e l’importanza dell’evento, si può certamente dire che non si può affermare di essere un harleysta se non si è stati, almeno una volta, a Daytona durante la Bike Week..

Nato nel 1937 come settimana motociclistica in cui si svolgevano gare di velocità su terreno misto (Daytona 200), l’evento è cresciuto di anno in anno, parallelamente ed autonomamente alle competizioni.
Decine di migliaia di bikers, da ogni angolo degli States, inforcavano i propri “cavalli di acciaio” per trasferirsi a Sud, al caldo e al sole di marzo della Florida, per godersi una settimana all’insegna della musica, della libertà, del vento fra i capelli e dei rombi delle proprie moto, fossero Harley o Indian o Triumph. Un’immagine familiare nella cultura nordamericana, assimilabile all’idea dei pionieri del West, dove il cavallo viene sostituito dalla moto, e si attraversano praterie, montagne, deserti o sterminate lande, per raggiungere una meta e lasciarsi quindi andare, liberamente, al proprio divertimento.
Mentre le gare si svolgevano sulle spiagge, la festa, i concerti e le manifestazioni si svolgevano all’interno della città di Daytona e, in particolar modo, nella Main Street, da sempre il fulcro dell’evento cresciuto parallelamente alle gare della “Daytona 200”.
Inizialmente il fenomeno non fu visto di buon occhio dalla popolazione locale, messa a ferro e fuoco, ogni anno, da questa orda rumorosa di motociclette e da gente stravagante di ogni tipo che si lasciava trasportare dai propri istinti e dalle proprie passioni. Le risse erano all’ordine del giorno, magari tra motociclisti provenienti da zone diverse d’America o, più tardi, appartenenti a club rivali. Fu vietato in seguito di indossare all’interno dei locali, i colori di questo o quell’altro gruppo, fossero MC o, ancora più tardi, hoggers.
Si realizzò, tuttavia, che questo evento era un vero e proprio business, una grande occasione, per la contea di Volusia, di mettere a profitto lo sforzo sostenuto ogni anno. Si cercò quindi di offrire ai bikers sempre migliori occasioni di svago, dai concerti, ai locali, alle mostre in tema e contemporaneamente si misero a disposizione alberghi, campeggi, appartamenti e motel.
Parallelamente allo spostamento delle gare dalle spiagge all’interno della mitica pista denominata “International Speedway” (1961), nacquero così i Saloon che hanno reso famoso in ogni angolo d’America il raduno di Daytona: il Broken Spoke Saloon, l’Iron Horse Saloon, il Boot Hill Saloon (sulla Main Street) e tanti altri posti diventati un “cult” per i bikers americani. Alcuni di essi sono aperti solo i dieci giorni del raduno e rimangono chiusi per tutto il resto dell’anno!
Anche la Factory di Milwaukee cominciò a vedere nella Bike Week un’occasione di promozione imperdibile per i propri prodotti e il proprio merchandise: pur non essendo l’evento un raduno prettamente Harley-Davidson, era innegabile che il 90% delle moto presenti fossero bicilindriche della Factory.
Grazie alla intraprendenza di Bruce Rossmeyer, un appassionato imprenditore del New Jersey trasferitosi in Florida, il raduno di Daytona Beach assunse una maggiore connotazione Harley.
Egli aprì, nel 1994, la famosissima e affollatissima concessionaria “Daytona Harley-Davidson”, sulla Beach Street, attorno alla quale sorsero gli stands della Orange County Choppers, Arlen Ness, Choppers World, Custom Chrome e di decine di altri brand gravitanti nel campo delle customizzazioni e degli accessori e ricambi. La stessa Factory, ogni anno, organizza un’esposizione dei nuovi modelli e del nuovo merchandise, per visitare la quale gli appassionati devono sostenere una coda interminabile.. niente a che vedere, manco a dirlo, con lo stand H-D presente a Faaker See!!
Rossmeyer, vero appassionato Harley-Davidson, aprì in pochi anni le concessionarie di New Smyrna, a Sud di Daytona, di Fort Lauderdale e di Orlando, ma un capolavoro di lungimiranza è stato, nel 2006, l’apertura della concessionaria “Destination Daytona”, ad Ormond Beach, una località balneare poco a Nord di Daytona Beach.
Le dimensioni del raduno infatti erano diventate tali che la città di Daytona Beach rimaneva completamente ingolfata per tutta la durata dell’evento. Mezzo milione di Harleys, almeno un milione e mezzo di persone in più (tra turisti e bikers) cominciavano ad essere veramente troppi per una città come Daytona Beach che, tutto sommato, ha solo 65.000 abitanti (500.000 coi i sobborghi di Ormond Beach e Deltona)! Era necessario quindi decentrare nelle località limitrofe della Contea di Volusia molte delle attività e degli eventi.
Rossmeyer decise quindi di erigere in Ormond Beach la concessionaria più grande del mondo, Destination Daytona (grande, più o meno, come l’Ikea di Firenze!) e questo determinò, negli anni immediatamente precedenti alla conclusione dei lavori di costruzione, il progressivo spostamento del fulcro del raduno dalla città di Daytona Beach alla località di Ormond Beach. Lì si sono trasferiti alcuni dei più celebri Saloon (il Broken Spoke e l’Iron Horse, per citarne solo due), lì sono sorte le più disparate attrattive per i bikers, spettacoli e concerti, mentre a Daytona sono rimasti gli stand di alcuni brand e i locali della Main Street.
Ma tutto questo non si riesce ad immaginare se non si prova, almeno una volta, l’emozione di trovarsi nel marasma della Bike Week di Daytona.
Le parole servono a poco.
Tutto è completamente inimmaginabile, tutto è “supersized”, come si conviene nello stile americano.
Noi europei, che riteniamo la Bike Week di Faaker See il più grande e bel raduno a cui si partecipa e che non manchiamo una volta all’appuntamento austriaco, rimaniamo esterrefatti davanti alle dimensioni di quello di Daytona.
Dalle moto più impensabili, ai locali più trendy, alla variopinta stravaganza dei bikers provenienti dagli angoli più disparati d’America, al panorama di tatuaggi di ogni tipo, colore e significato, alle ragazze dei locali che ti servono “shottini” di Jack, rhum o tequila lungo la strada, agli spogliarelli improvvisati di seni artificiali di ogni dimensione e forma (!!), alle bancarelle che vendono ogni cosa a prezzi impensabili per noi europei e il rombo delle Harley… ovunque, a qualsiasi ora del giorno e della notte..

Un paradiso? L’anticamera dell’Inferno? Non so, ma è certamente da provare

Dario Cogo - Historian